
08 Lug I profughi stanno perdendo le loro case, di nuovo
Annunciando che a giugno avrebbe cominciato a sfrattare dalle loro abitazioni i profughi a cui era stato riconosciuto l’asilo, il governo greco ha messo a rischio la vita di undicimila persone, tra cui molti bambini. Senza lavoro né supporto, moltissimi finiranno per strada.
Uno di loro è Emmanuel Constantine, fuggito dal Camerun per salvarsi, lasciando tutto, anche la famiglia.
«Da piccolo mi hanno insegnato che se non parli niente cambierà». Ma in Camerun il dissenso è una condanna a morte. «Se restavo sarei morto. Sapevo solo che dovevo fuggire, non potevo fare altrimenti e non sapevo dove andare».
I profughi non hanno scelta quando lasciano il loro paese: partono e spesso non sanno dove arriveranno. Perdere la propria casa è tra le cose peggiori che possano capitare e pochi si aspetterebbero di doverlo rivivere.
«È stato uno choc. Qui non ho famiglia, amici, lavoro. E presto non avrò una casa. Cosa faccio? Solo a pensarci impazzisco».
Emmanuel ha aspettato quasi due anni l’asilo e, ottenutolo, ha subito chiesto di far venire la sua famiglia. Viveva in un appartamento con altre 5 persone. Ha visto persone sfrattate e sapeva che poteva succedere anche a lui, ma pensava che avrebbe avuto un aiuto. Invece il 4 giugno gli hanno detto che aveva tempo fino a fine mese per andarsene.
«Certo che sono arrabbiato, ma cosa posso fare? Ci hanno detto di trovarci un appartamento, ma chi affitta non parla con i profughi».
Ottenere l’asilo in Grecia è anche peggio che aspettarlo. Hai due opzioni: finire per strada subito o finirci prima o poi. Puoi fare domanda per il programma HELIOS, sperare di essere selezionato e ricevere un po’ di soldi per affittare un appartamento, ma solo per 6 mesi. Poi perdi tutto di nuovo.
Per Emmanuel «sembra un gioco», ma in realtà nessuno vuole davvero prendersi la responsabilità di aiutare i profughi a farcela da soli.